Mantere la calma è l'unica cosa utile che puoi fare
Come e perché non lasciarsi prendere dal panico quando si riceve una diagnosi e si affrontano delle cure.
“Non so cosa farei al posto tuo”. Una delle frasi che mi è stata detta e ripetuta e che forse sentirò ancora. Non augurerei a nessuno di trovarsi mai nei miei panni. So per certo che tanti si sono trovati e si troveranno lì, basta solo vedere quanti pazienti frequentano l’ambulatorio di ematologia del mio ospedale. Qualsiasi cosa abbiano da affrontare, posso solo immaginare che sia caduta una bomba anche nella loro vita.
Mi è stato detto che ci sono pazienti che non riescono mai ad accettare, del tutto o in parte, questa nuova realtà. Il che rende tutto più complicato, sotto certi punti di vista, in primis per loro, naturalmente. C’è tutto un discorso sulla fiducia nei medici, negli operatori sanitari ai vari livelli di supporto, nelle cure a disposizione, che io non ho le competenze per elaborare qui.
Io posso offrire la mia piccola prospettiva. E questa volta mi arrogo la presunzione che possa avere un valore anche per chi non sta soffrendo. Seguitemi fino in fondo.
Andare nel panico non serve a nulla
Non cambierà niente. Non cambierà la realtà. Pensiamo di avere il controllo della nostra vita e andiamo in panico quando ci rendiamo conto che non è così. Ci sono eventi che non possiamo controllare, possiamo solo assecondarli.
E pensare che una volta mi infuriavo quando un autobus passava in ritardo di dieci minuti. Non puoi controllare il traffico, figuriamoci quello che fa il tuo corpo.
Bisogna allenarsi a smettere di pensare al futuro
Perché pensare a cosa succederà tra una settimana o un anno quando hai una malattia che può provocarti di tutto (insieme ai farmaci) è volersi fare del male da soli.
La mente naturalmente correrà a creare miliardi di scenari possibili, dal migliore al peggiore. E ti chiederai cosa succederà per questo o quello e cosa farai.
Tutto è imprevedibile. Tutto. Bisogna, sì, avere fiducia, sforzarsi di pensare che tutto funzionerà a dovere. Bisogna, per avere una speranza a cui aggrapparsi. Ma non aggrapparsi agli scenari.
E lasciare andare il passato
Niente sarà più come prima. La vita cambia per sempre. Tu cambi. Certo, è difficile smettere di chiedersi com’è successo, perché.
Ci si immagina un passato idilliaco, come l’infanzia, in cui tutto era migliore, più luminoso. Ma è quello che è, passato.
Tu sei una montagna
In uno dei periodi in cui aspettavo uno dei tanti esiti delle tante terapie, ho iniziato a meditare, dopo aver letto un libro sulla meditazione in oncologia.
La mia psicologa mi ha consigliato di provare una meditazione che si chiama “della montagna”. In questa meditazione si visualizza se stessi come una montagna, su cui cresce la flora e la fauna e che sopporta le intemperie, le varie stagioni e fasi della giornata. E questo mi ha aiutato ad affrontare tanti momenti difficili. Io sono una montagna. Rimango ferma, immobile, imponente, nonostante tutto quello che mi capita ogni ora, ogni giorno.
Non per dire un cliché, ma chiunque può beneficiare della meditazione. E no, nessuno ha detto che bisogna smettere di pensare per meditare. Basta ritornare al momento presente, al respiro. È un esercizio che, superato lo scoglio di iniziare e farne un’abitudine, cambia veramente il modo di stare davanti al mondo.